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Venerdì, 17 Aprile 2015 10:21

Introduzione del referto epidemiologico nel controllo sanitario della popolazione

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Proposta di legge

 

 


Introduzione del referto epidemiologico nel controllo sanitario della
popolazione

Stato In discussione


Commissione Sanità e Affari Sociali


Firmatario Alberto Zolezzi

https://www.facebook.com/albertozolezzim5s

videopresentazione

https://youtu.be/KdWeihHNVPE


Fine discussione 06-06-2015

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++


SINTESI

Introduzione del referto epidemiologico nel controllo sanitario della
popolazione

 

RELAZIONE

Negli ultimi decenni sono incrementati gli studi internazionali che hanno
correlato con ragionevole certezza specifiche patologie ad agenti ambientali,
professionali, comportamentali. In parte questo è stato dovuto purtroppo
all’incremento di fattori di rischio e dell’incidenza e della prevalenza di
alcune patologie come quelle neoplastiche e del conseguente allarme sociale e
scientifico, queste patologie rappresentano ad oggi circa il 30% della
mortalità e morbilità generale. I danni ambientali di specifiche attività
produttive hanno portato nel nostro Paese a studi epidemiologici di area,
come lo studio “Sentieri”, di rilevanza internazionale, che hanno confermato
il ruolo di alcune attività e sostanze nell’eziologia di gravi patologie,
nella riduzione della speranza di vita totale e in salute, di danni fetali ed
epigenetici. Gli studi epidemiologici su alcune aree apparentemente non sono
sufficienti per stabilire lo stato di salute della popolazione e soprattutto
non sono sufficienti a individuare alterazioni precoci dello stato di salute
stesso e a eseguire interventi di prevenzione primaria in aree apparentemente
non a rischio. Lo studio “Sentieri” ha interessato circa il 10% della
popolazione italiana, residente nelle aree considerate siti di interesse
nazionale per le bonifiche (SIN) e ha stimolato anche l’interesse della
politica per questi temi fondamentali per la sopravvivenza e per il futuro
della popolazione. Nella XVII legislatura si contano in 2 anni ben 7 decreti
del Governo solo sul caso “Ilva di Taranto”, dove uno studio epidemiologico
basato in particolare sui superamenti delle polveri sottili ha dimostrato
oltre 30 decessi annui aggiuntivi nella popolazione residente a Taranto e
State anche negli ultimi anni e inchiodato alle loro responsabilità i
responsabili dell’azienda, portando a un tentativo di progressiva
ambientalizzazione e facendo scuola su tutto il territorio nazionale. Nella
regione Puglia è stata emanata la prima legge regionale nazionale in merito
alle emissioni di diossine, coinvolte in gravissimi danni alla salute in
quanto interferenti endocrini.

Oltre agli studi che correlano ambiente e salute si stanno anche
moltiplicando gli studi di economia sanitaria ambientale, citiamo quello
dell’ECBA project che ha stimato in circa 48 miliardi di euro all’anno in
Italia i danni sanitari su base ambientale. Studi del genere sono stati
eseguiti per esempio in Cina dove è stata dimostrata una riduzione netta del
PIL di oltre il 5% a causa del solo inquinamento dell’aria (da morbilità,
ospedalizzazioni e mortalità precoce). Per i soli superamenti delle polveri
sottili si stimano circa 64mila decessi annuali nel nostro paese.

Appare sempre più necessario avere una valutazione dello stato di salute di
tutta la popolazione che dipenderà alla realizzazione di un referto
epidemiologico.

È necessario porre l’attenzione delle Amministrazioni e delle Aziende
Sanitarie Locali sulla necessità di conoscere tempestivamente lo stato di
salute collettivo della popolazione comunale al di là delle mere statistiche
basate sulla mortalità per sole neoplasie (che incidono come detto meno del
30% sul complesso della mortalità e morbilità generale).

Com’è noto, sul nostro territorio nazionale sono presenti numerose fonti di
rischio ambientale che causano danni alla salute pubblica agendo in modo
moltiplicativo oltre che additivo attraverso la diffusione di sostanze
tossiche oltre che cancerogene. Si tratta di industrie, impianti di
produzione energetica e trattamento rifiuti, traffico veicolare, ecc. che
emettono, non solo in atmosfera, un mix di inquinanti costituiti da polveri,
gas, radiazioni, ecc. Ci sembra quindi urgente che le conoscenze
epidemiologiche sull’intera popolazione siano tempestive, complete, rigorose,
periodiche e trasparenti.

Il referto epidemiologico (RE) consentirà ogni anno di avvalersi di un
affidabile, economico e verificabile punto d’osservazione per effettuare un
check-up standardizzato sulla salute collettiva. Basterà raffrontare il
valore realmente osservato con quello atteso (standard) nei livelli di salute
globale della popolazione comunale; senza incorrere nel grave errore di
limitarsi alle sole patologie neoplastiche che sottovalutano anche del 70% il
danno complessivo alla salute della popolazione. Il referto epidemiologico,
se correttamente e completamente applicato, può favorire concretamente la
prevenzione primaria per eliminare le principali cause di malattia.

Il RE è basato esclusivamente sui dati già raccolti in formato elettronico
(ricoveri, mortalità, diagnosi, ecc.) e potrà estendersi ad altri parametri
già monitorati (utilizzo di farmaci ecc), a specifiche categorie e territori.
L’aggravio di spesa appare non significativo, tanto più a fronte dell’esborso
corrente per il danno sanitario che potrà essere notevolmente limitato grazie
all’applicazione di questo provvedimento; l’attività di processazione e
validazione dei dati nelle varie realtà territoriali appare decisamente “low
cost” con gli attuali strumenti informatici e statistici e valorizzerebbe
l’attività già svolta dall’Istat e dall’ISS che al momento non producono
adeguate mappe dello stato di salute e hanno di conseguenza scarso
riconoscimento sociale. Naturalmente l’analisi dovrebbe successivamente
valutare le specifiche patologie emergenti, per fasce di età, negli ultimi 20
anni.

Il raffronto tra i valori degli analoghi indicatori con i comuni non
inquinati, della provincia e/o della regione, sarà indispensabile per
quantificare con ragionevole precisione le differenze nello stato di salute
della popolazione.

L’attivazione/uso del RE prevede 7 fasi:

1. Utilizzare tutti i principali dati sanitari correnti (mortalità,
ricoveri, diagnosi, ecc..) riferiti alla popolazione residente nel comune al
fine di creare uno specifico database aggiornabile ed analizzabile;
2. Individuare a priori il valore standard (baseline) nei tassi di
riferimento di incidenza e prevalenza;
3. individuare tempestivamente l’eventuale innalzamento, rispetto al
valore standard (baseline) del numero complessivo di casi dell’insieme delle
malattie;
4. calcolare il numero di casi in eccesso;
5. individuare le specifiche malattie che determinano l’innalzamento
globale della casistica;
6. identificare le possibili fonti evitabili di queste specifiche
malattie;
7. eliminare le specifiche fonti di malattia.

Il risultato condurrà al miglioramento progressivo dei livelli sociosanitari
ed economici dei comuni.

Concludendo, la conoscenza di quanto incida sulla salute umana la qualità
dell’ambiente in cui si vive e si lavora può essere valutata tramite lo
studio del “RE”. Con il RE si potrà conoscere velocemente le criticità
sanitarie sia per gruppi di residenti (donne, bambini, ecc.) che di
lavoratori in qualsiasi territorio, arrivando ad avere una mappa della salute
che potrà orientare a livello nazionale le priorità di intervento
educazionale, ambientale, professionale, sociosanitario, solo con una
semplice analisi di dati che vengono già abitualmente raccolti.

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TESTO

COLLEGHI! Negli ultimi decenni sono incrementati gli studi internazionali che
hanno correlato con ragionevole certezza specifiche patologie ad agenti
ambientali, professionali, comportamentali. In parte questo è stato dovuto
purtroppo all’incremento di fattori di rischio e dell’incidenza e della
prevalenza di alcune patologie come quelle neoplastiche e del conseguente
allarme sociale e scientifico, queste patologie rappresentano ad oggi circa
il 30% della mortalità e morbilità generale. I danni ambientali di specifiche
attività produttive hanno portato nel nostro Paese a studi epidemiologici di
area, come lo studio “Sentieri”, di rilevanza internazionale, che hanno
confermato il ruolo di alcune attività e sostanze nell’eziologia di gravi
patologie, nella riduzione della speranza di vita totale e in salute, di
danni fetali ed epigenetici. Gli studi epidemiologici su alcune aree
apparentemente non sono sufficienti per stabilire lo stato di salute della
popolazione e soprattutto non sono sufficienti a individuare alterazioni
precoci dello stato di salute stesso e a eseguire interventi di prevenzione
primaria in aree apparentemente non a rischio. Lo studio “Sentieri” ha
interessato circa il 10% della popolazione italiana, residente nelle aree
considerate siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN) e ha stimolato
anche l’interesse della politica per questi temi fondamentali per la
sopravvivenza e per il futuro della popolazione. Nella XVII legislatura si
contano in 2 anni ben 7 decreti del Governo solo sul caso “Ilva di Taranto”,
dove uno studio epidemiologico basato in particolare sui superamenti delle
polveri sottili ha dimostrato oltre 30 decessi annui aggiuntivi anche negli
ultimi anni e inchiodato alle loro responsabilità i responsabili
dell’azienda, portando a un tentativo di progressiva ambientalizzazione e
facendo scuola su tutto il territorio nazionale. Nella regione Puglia è stata
emanata la prima legge regionale nazionale in merito alle emissioni di
diossine, coinvolte in gravissimi danni alla salute in quanto interferenti
endocrini.

Oltre agli studi che correlano ambiente e salute si stanno anche
moltiplicando gli studi di economia sanitaria ambientale, citiamo quello
dell’ECBA project che ha stimato in circa 48 miliardi di euro all’anno in
Italia i danni sanitari su base ambientale. Studi del genere sono stati
eseguiti per esempio in Cina dove è stata dimostrata una riduzione netta del
PIL di oltre il 5% a causa del solo inquinamento dell’aria (da morbilità,
ospedalizzazioni e mortalità precoce). Per i soli superamenti delle polveri
sottili si stimano circa 64mila decessi annuali nel nostro paese.

Appare sempre più necessario avere una valutazione dello stato di salute di
tutta la popolazione che dipenderà alla realizzazione di un referto
epidemiologico.

È necessario porre l’attenzione delle Amministrazioni e delle Aziende
Sanitarie Locali sulla necessità di conoscere tempestivamente lo stato di
salute collettivo della popolazione comunale al di là delle mere statistiche
basate sulla mortalità per sole neoplasie (che incidono come detto meno del
30% sul complesso della mortalità e morbilità generale).

Com’è noto, nel nostro territorio sono presenti numerose fonti di rischio
ambientale che causano danni alla salute pubblica agendo in modo
moltiplicativo oltre che additivo attraverso la diffusione di sostanze
tossiche oltre che cancerogene. Si tratta di industrie, impianti di
produzione energetica e trattamento rifiuti, traffico veicolare, ecc. che
emettono, non solo in atmosfera, un mix di inquinanti costituiti da polveri,
gas, radiazioni, ecc. Ci sembra quindi urgente che le conoscenze
epidemiologiche sull’intera popolazione siano tempestive, complete, rigorose,
periodiche e trasparenti.

Il referto epidemiologico consentirà ogni anno di avvalersi di un affidabile,
economico e verificabile punto d’osservazione per effettuare un check-up
standardizzato sulla salute collettiva. Basterà raffrontare il valore
realmente osservato con quello atteso (standard) nei livelli di salute
globale della popolazione comunale; senza incorrere nel grave errore di
limitarsi alle sole patologie neoplastiche che sottovalutano anche del 70% il
danno complessivo alla salute della popolazione. Il referto epidemiologico,
se correttamente e completamente applicato, può favorire concretamente la
prevenzione primaria per eliminare le principali cause di malattia.

Il RE è basato esclusivamente sui dati già presenti in formato elettronico
(ricoveri, mortalità, diagnosi, ecc.) e potrà estendersi ad altri parametri
già monitorati (utilizzo di farmaci ecc), a specifiche categorie e territori.
Naturalmente l’analisi dovrebbe successivamente valutare le specifiche
patologie emergenti, per fasce di età, negli ultimi 20 anni.

Il raffronto tra i valori degli analoghi indicatori con i comuni non
inquinati, della provincia e/o della regione, sarà indispensabile per
quantificare con ragionevole precisione le differenze nello stato di salute
della popolazione.

L’attivazione/uso del RE prevede 7 fasi:

1. Utilizzare tutti i principali dati sanitari correnti (mortalità,
ricoveri, diagnosi, ecc..) riferiti alla popolazione residente nel comune al
fine di creare uno specifico database aggiornabile ed analizzabile;
2. Individuare a priori il valore standard (baseline) nei tassi di
riferimento;
3. individuare tempestivamente l’eventuale innalzamento, rispetto al
valore standard (baseline) del numero complessivo di casi dell’insieme delle
malattie;
4. calcolare il numero di casi in eccesso;
5. individuare le specifiche malattie che determinano l’innalzamento
globale della casistica;
6. identificare le possibili fonti evitabili di queste specifiche
malattie;
7. eliminare le specifiche fonti di malattia.

Il risultato condurrà al miglioramento progressivo dei livelli sociosanitari
ed economici dei comuni.

Concludendo, la conoscenza di quanto incida sulla salute umana la qualità
dell’ambiente in cui si vive e si lavora può essere valutata tramite lo
studio del “referto epidemiologico (RE)”. Con il RE si potrà conoscere
velocemente le criticità sanitarie sia per gruppi di residenti (donne,
bambini, ecc.) che di lavoratori in qualsiasi territorio, arrivando ad avere
una mappa della salute che potrà orientare a livello nazionale sulle priorità
di intervento educazionale, ambientale, professionale, sociosanitario, solo
con una semplice analisi di dati che vengono già abitualmente raccolti.

 

TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE

 

Art. 1
(Definizioni)

 

Per le finalità della presente legge sono adottate le seguenti definizioni:
a) Referto epidemiologico. E’ il dato aggregato o macrodato
corrispondente alla valutazione dello stato di salute complessivo di una
comunità che si ottiene da un esame epidemiologico delle principali
informazioni relative a tutti i malati e a tutti gli eventi sanitari di una
popolazione in uno specifico ambito temporale e in un ambito territoriale
circoscritto o a livello nazionale, attraverso la valutazione dell’incidenza
delle malattie e del numero dei decessi.

b) Dati Epidemiologici Correnti. I dati epidemiologici monitorati
annualmente sono i seguenti: l’incidenza delle malattie (numero di nuovi casi
in proporzione alla popolazione) e il numero dei decessi suddivisi per cause.
I dati d’incidenza su base pluriennale sono utilizzati al fine di individuare
i valori di prevalenza delle malattie (numero di casi totali di una malattia
in proporzione alla popolazione).

c) Dato Aggregato o Macrodato. È l'aggregato che si ottiene dalla
sintesi di dati elementari o microdati utilizzati per riassumere le
informazioni in essi contenute.

Art. 2
(flusso e analisi dei dati da parte degli enti referenti)

Gli enti tenuti a fornire i dati epidemiologici sono i seguenti: assessorati
regionali alla salute, aziende sanitarie locali, ambulatori medici, ospedali,
altri ambiti sanitari; al termine di ogni anno solare vengono processati a
norma delle leggi vigenti e inviati al personale referente dell’Istituto
Superiore di Sanità e dell’Istituto Superiore di Statistica dove vengono
raccolti, verificati e raffrontati su appositi modelli standard e coordinati
con il complesso dei dati demografici e sociosanitari esistenti.
Il personale referente dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istituto
Superiore di Statistica è tenuto al monitoraggio continuativo e al raffronto
del raffronto dei valori osservati con il valore atteso proveniente da una
popolazione standard, della determinazione di eventuali criticità e della
prescrizione e valutazione di indagini di casualità e causalità dell’evento.
Se la differenza fra questi valori risulterà superiore a 1, questo potrà
indicare un eccesso di casi osservati e comportare indagini di casualità e
causalità dell’evento. I dati del referto epidemiologico sono aggiornati
periodicamente e individuano la diffusione e l’andamento di specifiche
patologie e possono essere impiegati per identificare eventuali criticità di
origine ambientale, professionale o sociosanitaria e intervenire su di esse,
aiutando ad individuare, tempestivamente, le soluzioni, migliorando la
qualità di vita dei cittadini e riducendo l’esborso per il servizio sanitario
nazionale utilizzando le risorse anche per attivare un efficace prevenzione
primaria ed evitare analoghe epidemie.
l’Istituto Superiore di Statistica (ISTAT) e l’Istituto Superiore di Sanità
(ISS) garantiscono l’elaborazione e la pubblicazione digitale dei dati che
dovrà avvenire entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello cui i dati si
riferiscono; i dati pubblicati forniscono il referto epidemiologico
nell’ambito di applicazione individuato ai sensi dell’articolo 3. L’ISTAT e
l’ISS garantiscono altresì la pubblicazione digitale delle indagini
prescritte e dei risultati delle stesse quando terminate.
Art. 3
(Ambito di applicazione)

I settori di riferimento per l’aggregazione dei dati sono attribuiti alla
popolazione facente parte di uno specifico ambito territoriale
amministrativo, di una distinta area etnica-geografica o di uno specifico
comparto produttivo/industriale.I dati sono rilasciati unicamente in modalità
aggregata, e sottoposti alla normativa in materia di protezione dei dati e
non possono contenere notizie sulla salute dei singoli individui.



Art. 4
(Relazione ministeriale)

Il Ministro della salute, sulla base dei dati pubblicati dall’ISTAT e
dall’ISS ai sensi dell’articolo 2, elabora una relazione annuale sullo stato
della salute della popolazione, che viene trasmessa alle competenti
commissioni parlamentari entro il 31 ottobre di ogni anno.

 

 

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Mia proposta di modifica ed inclusione del disegno di legge


Negli ultimi 20 anni si è avuto un aumento del 600% dei casi di AUTISMO. LA
MEDICINA UFFICIALE ATTUALMENTE DICE CHE NON VI è CURA. Da dati del CDC USA
nel 2000 vi era un bambino autistico ogni 150 mentre nel 2010, ultimo dato,
vi è un bambino autistico ogni 68

http://www.cdc.gov/ncbddd/autism/data.html

e la dr.ssa Seneff del MIT, CHE STA CONDUCENDO UNA BATTAGLIA CONTRO LA
MULTINAZIONALE MONSANTO PRODUTTRICE DEL ROUNDAP UN ERBICIDA TROVATRO
ADDIRITTURA NEL LATTE MATERNO, ( http://people.csail.mit.edu/seneff/ ) nelle
sue conferenze afferma che tra 10 anni la metà dei nuovi nati sarà autistica

http://www.medicaldaily.com/autism-rates-increase-2025-glyphosate-
herbicide-may-be-responsible-future-half-316388


lo stesso presidente USA Obama nel 2009 in un pubblico discorso che potrete
trovare qui in testo e video all'Istituto Nazionale della Salute ( nostro
omologo ISS )

http://www.whitehouse.gov/the_press_office/Remarks-by-the-President-on-the-
American-Recovery-and-Reinvestment-Act-at-the-National-Institutes-of-Health/

che le emergenze sanitarie, ripeto al 2009, sono

1. tumori

2. malattie cardiovascolari

3. autismo

tra tante patologie al terzo posto vi è l'autismo come emergenza
sanitaria....vorrà pur dire qualcosa questo


Da padre di una bambina autistica, con molti gruppi e pagine su fb e con un
portale ad hoc www.autismo.in e una web radio www.radioautismo.org

VORREI proporre uno specifico indice di prevalenza con correlazioni fra
indici di tossicità generali ( abitazione vicino a discariche elettrodotti,
industrie chimiche, inquinamento ambientale in genere ) ed anche per quanto
riguarda la somministrazione dei vaccini.

Migliaia di famiglie riferiscono di eventi avversi alle vaccinazioni, perdita
di competenze psicomotorie e linguistiche già acquisite, che hanno portato a
diagnosi di autismo verso i 18-24 mesi.

Moltissimi bambini non svilupperanno mai il linguaggio, competenze
psicomotorie e relazionali nella norma e ciò denota l'autismo come una vera e
propria malattia sociale con enorme impatto sulle finanze dello stato fra
agenzie scolastiche, sociali, sanitarie e/o riabilitative o psicoeducative e
grande esborso di denaro a carico di queste famiglie che non possono per
esempio accedere a trattamenti specifici sull'autismo ( medicina biomedica,
iperbarica, diete con alimenti speciali, integratori , riabilitazione con
varie tecniche CAA, CLM, ABA etc.)

Costringere per legge i pediatri alla SEGNALAZIONE DI EVENTO AVVERSO CHE
AHIMè SULLA CARTA DOVREBBE ESSERE FATTA ma che gli stessi pediatri non fanno
quasi mai.

Infatti moltissime volte i genitori che ascolto riferiscono, per esempio
febbri elevate per alcuni giorni anche a 40 gradi di temperatura, dopo una
vaccinazione che i pediatri però minimizzano sempre....come anche la perdita
di competenze già acquisite.

Propongo che la segnalazione di evento avverso sia obbligatoria pena la
radiazione dall'albo, qualora la mancanza di segnalazione avversa possa
causare qualsiasi danno al bambino nell'immediato e nei primi tre anni di
vita, perchè è intollerabile che si possa minimizzare su neonati di tre mesi
o di età neonatale e dell'infanzia, dopo denuncia di un genitore, .

Vivo sulla mia pelle questa terribile condizione come altri migliaia di 

genitori in Italia e nel mondo

Dobbiamo fare qualcosa per fermare questo "massacro"

Miei studi su www.autismo.in

Sul mio profilo fb

https://www.facebook.com/salvatore.morelli.96/media_set?
set=a.910912665588799.1073741895.100000102213711&type=3

Potete ascoltare le Trasmissione in podcast su

http://www.radioautismo.org/site/category.php?cat=web-radio-autismo

Spero nell'accoglimento di questa segnalazione specialmente per quanto
riguarda L'OBBLIGO DEL PEDIATRA E/O MEDICO DI SEGNALARE UN EVENTO AVVERSO AI
VACCINI E/O ALTRO FARMACO PENA LA RADIAZIONE DALL'ALBO....CON LA SALUTE DEI
BAMBINI IN PRIMIS E DI NOI TUTTI NON SI DEVE SCHERZARE NE ESSERE SUPERFICIALI

SALVATORE MORELLI

 

Letto 2796 volte Ultima modifica il Venerdì, 17 Aprile 2015 10:22
Salvatore Morelli

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